Conferenza per Don Angelo

La conferenza per Don Angelo ai 40 anni dalla scomparsa 

A quarant’anni dalla morte di don Angelo Biondi abbiamo voluto ricordare una figura che va molto al di là della sua missione di sacerdote durata anch’essa un quarantennio, attraversando il periodo bellico (è stato pluridecorato come partigiano) e il periodo della ricostruzione. Alla interessante serata ricca di relazioni e contributi, hanno partecipato anche l Vescovo di Massa e Piombino mons. Carlo Ciattini, il sindaco di Suvereto Giampaolo Pioli e il prof. Stefano Gallo. Il coro parrocchiale ha intermezzato gli interventi con alcuni brani molto cari a don Angelo, di cui riportiamo una biografia.

Nacque nel 1899 a Massa Marittima, studiò nei seminari della sua città natale e di Sarzana, ma, giovanissimo, fu combattente e decorato già nella guerra 1915-18, cui partecipò con i famosi “ragazzi del ‘99”. Ordinato sacerdote dal vescovo Borachia, fu destinato al seminario come insegnante (monsignor Luigi Rossi lo ricorda come tra i più preparati e amati dai seminaristi),  esercitando anche il ministero nelle chiese di campagna del massetano. Il suo primo contatto con Suvereto fu con l’incarico di assistente della locale azione cattolica, fino alla sua soppressione da parte del regime fascista nel 1931.

Nel 1932 successe a monsignor Evangelisti come arciprete di Suvereto dove restò per 40 anni, fino alla sua morte avvenuta l’8 settembre 1972. Il suveretano don Ivo Micheletti (abate di S.Antimo a Piomino, cui è dedicata la piazza antistante la concattedrale) così lo ricordava: «I suoi grandi amori furono la Chiesa, la gerarchia, il seminario, la sua parrocchia, la libertà. Nei momenti di crisi, nei momenti di lutto e di carenza di autorità, nell’incertezza per le sorti nel domani, molti si rivolgevano a lui come a un pilastro rassicurante della Diocesi. Da Suvereto la sua azione infatti continuò a svolgersi in tutto il territorio diocesano: missioni rurali, colonie estive, corsi di formazione, valorizzazione del patrimonio della Chiesa, direzione dell’azione cattolica diocesana, assistenza ai coltivatori diretti, guida ai confratelli e per i suveretani. Inutile e impossibile decantarne tutti i meriti». E  l’amore per la libertà era così forte in lui che gli attirò, fin da giovane seminarista, le “attenzioni” delle squadracce fasciste.

Diventato parroco di Suvereto, negli anni del secondo conflitto mondiale fece opera incessante di proselitismo in favore dei patrioti che combattevano la dittatura e il nemico nazifascista, nascondendo partigiani e soldati alleati, partecipando ai più importanti incontri segreti del Comitato Nazionale di Liberazione, tanto da diventare il primo della lista degli uomini da far tacere da parte dei fascisti della zona. L’8 settembre del ‘43 fece suonare le campane a distesa per la dichiarazione dell’armistizio, ma, quando gli squadristi lo cercarono per farlo tacere, fu aiutato a fuggire da un’abitazione vicina alla chiesa parrocchiale dove si era recato per amministrare l’Estrema Unzione ad un malato, in realtà per incontrare personaggi della resistenza.

Restò alla macchia per circa un anno, tanto che a dir messa nella sua parrocchia c’era don Carlo da Sassetta, un altro sacerdote perseguitato dai fascisti anche suveretani. Fu insignito da encomi dalle organizzazioni patriottiche, dal generale Alexander comandante della quinta armata alleata e dal presidente della repubblica con la croce al valor militare.   Nel dopoguerra don Angelo fu protagonista di iniziative benefiche per Suvereto, così come la libertà e la giustizia rimasero in primissimo piano nella sua opera, attraverso la presenza attiva nella società a sostegno dei cattolici, di cui fu a lungo guida insostituibile.

Author: Amici di Suvereto

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